La Valsavarenche è il “cuore” del Parco Nazionale Gran Paradiso, ed è l’unica delle cinque valli che formano il territorio dell’area protetta inclusa interamente nei suoi confini.
Valsavarenche è una stretta valle dalla tipica forma a “U” scavata dall’azione erosiva dei ghiacciai, lunga ca. 24 km, con 16 villaggi disseminati lungo i suoi fianchi, e con una densità di popolazione tra le più basse d’Italia. L’altitudine media è di 2500 m, con il punto più alto del Gran Paradiso a 4061 m, l’unico 4000 interamente in territorio italiano. Il territorio comunale è costituito per il 73% da ghiacciai e pietraie; i terreni fertili e coltivabili sono molto ridotti, infatti si può notare come la maggior parte dei villaggi siano stati costruiti in posizione laterale, sui fianchi della valle, per lasciare spazio alle piane centrali falciabili, oltre che più soggette ad inondazioni.
La storia economica di Valsavarenche è particolarmente legata alle Cacce Reali e all’alpinismo.
Nel 1850, durante una visita, re Vittorio Emanuele II rimase affascinato dal paesaggio e dalla selvaggina presente, tanto che decise di frequentare queste montagne come meta abituale per la caccia.
In seguito nacque la Riserva Reale di Caccia con un suo corpo di guardacaccia di sorveglianza e con un’estensione notevolmente superiore all’attuale territorio del Parco. Il re fece costruire una vasta rete di sentieri ad alta quota, che gli permettevano di raggiungere le postazioni di caccia e di valicare i colli tra le vallate della riserva più comodamente (si parla di oltre 124 km nella sola Valsavarenche).
Re Vittorio Emanuele III cedette allo Stato i diritti sulla Riserva Reale di Caccia per la creazione di un Parco Nazionale, istituito nel 1922, con un’estensione di circa 70.000 ettari.
La “conquista turistica” della Valsavarenche coincide all’incirca con le prime visite dei reali di casa Savoia. Le prime testimonianze sono gli appunti di viaggio, datati 1835, dell’inglese William Brockedon, giunto attraverso il colle del Nivolet.
Il numero dei turisti aumentò soprattutto grazie alla spinta offerta dalle conquiste alpinistiche, con l’arrivo di grandi alpinisti di fama nazionale ed internazionale che, con le loro imprese, contribuirono a far conoscere a livello internazionale le cime ed i paesaggi del Gran Paradiso:
1859 – prima ascensione alla Grivola (3969 m) di due inglesi (Ormsby e Bruce) e due francesi (Cachat e Tairraz), accompagnati dalla Guardia Reale di caccia Fedele Ambrogio Daynè;
1860 – prima ascensione al Gran Paradiso (4061 m) dagli alpinisti inglesi Cowell e Dundas, accompagnati dalle Guide di Chamonix Tairraz e Payot.
La figura professionale della guida alpina e del portatore diventano mestieri importanti per l’economia delle famiglie di Valsavarenche: il Gran Paradiso diventa una meta alpinistica di primo piano, per la relativa facilità di conquista.
L’istituzione della scuola in quasi tutti i villaggi risale al 1734 ed è giustificata dal numero elevato di bambini e dalle difficoltà di spostamento durante la stagione invernale (periodo più indicato per frequentare le lezioni in quanto i lavori agricoli erano fermi a causa del freddo e della neve). A Rovenaud, in una di queste scuole, è ora presente il Centro di documentazione Émile Chanoux, dove si possono trovare le memorie del martire della resistenza e i suoi scritti sul federalismo.
Il Centro visitatori del Parco Nazionale Gran Paradiso di Valsavarenche presenta diversi argomenti legati alla vita, alla sopravvivenza, alle attività, alla presenza sul territorio degli animali predatori che abitano l’area protetta.
Qui la regina incontrastata è la lince, presentata in un’analisi della rapida scomparsa in Europa e della progressiva e lenta ricolonizzazione iniziata negli anni ’70. Il Centro ospita inoltre lo Spazio lupo, inaugurato nel 2011, che fornisce e raccoglie testimonianze e documenti sulla presenza del lupo nel Parco.